Tipologie di Scale | |
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Scale equalizzate e simmetriche | |
La scala
cromatica di Armodue è composta da sedici note e l’intervallo più
piccolo che esista in Armodue è detto eka ed equivale a 75 cents:
vi è un eka per esempio tra le note 1 e 1#. Essa si presta in modo
particolare a partizioni simmetriche. Infatti poiché sedici è un
quadrato perfetto oltre che la quarta potenza di due è possibile
suddividere la decima (l’equivalente dell’ottava in Armodue) in due,
quattro, otto parti uguali secondo schemi caratterizzati da un’alta
simmetria di composizione interna. Di
particolare interesse sono tali due scale ottafoniche equalizzate, aventi
non poche analogie con le due scale esatonali (equalizzate) esistenti nel
sistema dodecatonico. Scale
simmetriche di vario tipo e di un numero di suoni diversificabile si
ottengono configurando un modulo di base e riportandolo più volte sia
nell’ambito di una decima così come esulando dalla decima. Per un raffronto: do re re# fa fa# sol# la si do tipo tono-semitono nel sistema dodecatonico 1 2 2# 3# 4 5# 6 7 7# 8# 9 (1) tipo due eka –un eka nel sistema Armodue do do# re# mi fa# sol la la# do tipo semitono-tono nel sistema dodecatonico 1 1# 2# 3 4 5 6 6# 7# 8 9 (1) tipo un eka – due eka nel sistema Armodue Una scala di sette note e con i gradi più distanziati si ottiene alternando tre eka e due eka: 1 2# 3# 5# 6# 8 9 (1) Altre scale simmetriche si ottengono con diverse configurazioni degli intervalli tra i gradi. Si può formare una scala di sei note semplicemente distanziando ogni grado dall’altro di tre eka (225 cents): 1, 2#, 4, 6, 7#, 9 (1) Alternando un eka e tre eka tra un grado e il successivo, si forma una scala di sette note come la seguente: 1, 1#, 3, 3#, 5#, 6, 7#, 9 (1) Con un modulo del tipo: due eka – un eka – tre eka riportato più volte di seguito si ottiene la scala di nove note: 1, 2, 2#, 4, 5#, 6, 7#, 8#, 9, (2#) Questa stessa scala però, interrotta con la ripetizione della nota "2#", può generare note diverse se si riporta anche oltre l’intervallo di decima il modulo stesso (due eka – un eka – tre eka) già presente tre volte nell’ambito della prima decima: 1, 2, 2#, 4, 5#, 6, 7#, 8#, 9, 2#, 3#, 4, 6, 7, 7#, 9, 1#, 2, 3#, 5, 5#, 7, 8, 8#, 1#, 2#, 3, 5, 6, 6#, 8, 9, (1) La scala
descritta abbraccia l’ambito di quattro decime e comprende ben trentadue
note; se si continuasse oltre, si avrebbe la semplice ripetizione di note
nello stesso ordine. 1, 2, 3, 3#, 4, 5#, 6#, 8, 9 Infatti vi
sono due salti di un eka adiacenti che distanziano le tre note
consecutive: 3, 3#,4; una simile scala acquista inevitabilmente una qualità
cromatica e gli accordi costruiti utilizzando le note che la compongono
possono risultare molto dissonanti (a causa delle frequenze molto vicine
delle note in causa 3, 3#,4). A: 1 - 2# (quattro eka); B: 3 – 5 (quattro eka); C: 5# - 7 (quattro eka); D: 7# - 9 (quattro eka). E’
possibile organizzare in diversi modi i quattro eka complessivi che
costituiscono ogni partizione, ottenendo diverse scale simmetriche. 1, 1#, 3, 3#, 5#, 6, 7#, 8, (1) Tale scala si ripeterebbe identica se si continuasse a riportare il modulo: un eka – tre eka nella decima superiore. Ugualmente con il modulo tre eka – un eka si otterrebbe la scala simile alla precedente: 1, 2#, 3, 5, 5#, 7, 7#, 9, (1). Scale di questo tipo hanno la peculiare proprietà di riprodursi identiche effettuando determinate trasposizioni (spostamenti verso l’acuto o il basso di un costante numero di eka); sotto questo aspetto risultano analoghe ai Modes à transpositions limitées (Modi con limitata possibilità di trasposizione) di Olivier Messiaen. Si possono
creare scale simmetriche anche mediante suddivisioni di un ambito di note
minore o maggiore della decima.Soltanto considerando l’ambito delle
quindici note comprese tra 1 e 8#, minore della decima 1-1, si possono
fare varie partizioni secondo i numeri divisori di quindici: tre e cinque. 1 - 3; 3# - 6; 6# - 8#. Ognuna delle tre partizioni elencate è composta da quattro eka. Sono possibili varie formazioni di scale in funzione di queste tre partizioni. Una per esempio è la formazione del tipo: due eka – due eka – un eka: 1, 2, 3, 3#, 5, 6, 6#, 7#, 8#, (9), (1) Tale scala inoltre può generare una complessa molteplicità di note se non ci si limita all’ambito delle note 1 – 8#, bensì si continua a effettuare le stesse partizioni con gli ambiti di quindici note successivi al primo: 1 – 8#, 8# - 7#; 7# - 6#; 6# - 5# ecc. La scala in
esame, ritornando al singolo ambito delle note 1 – 8# per semplicità,
può essere composta da nove note (da 1 a 8#) oppure da dieci note (da 1 a
9); nel secondo caso la nota 9 viene aggiunta arbitrariamente con due
finalità: aumentare la continuità della successione dei gradi (evitando
il salto 8# - 1 della decima superiore) e introdurre la funzione di sensibile
(la sensibile nel sistema dodecatonico è una nota della scala posta
un semitono sotto la tonica – il primo grado; tale nota ha un ruolo di
spinta o attrazione verso il primo grado della scala. Del tutto
analogamente, in Armodue la nota 9 acquista funzione di sensibile –
attrazione verso la successiva nota 1 della decima superiore – distando
appena un eka – inferiore ad un semitono – dalla tonica). Come criterio
generale nella costruzione di scale si terrà presente che i piccoli
intervalli tra gradi consecutivi (l’intervallo di un eka in primo luogo
e, blandamente, l’intervallo di due eka) conferiscono attrazione
reciproca tra i gradi così ravvicinati e aumentano il senso di movimento
ed il dinamismo della scala; al contrario, una scala priva di intervalli
piccoli tra gradi consecutivi (tutti gli intervalli che separano i gradi
nella loro successione risultano maggiori di due eka) risulta piuttosto
statica e non instaura alcun senso di movimento o di spinta verso gradi
determinati: ogni grado tende a rimanere sospeso, gravitando solo su se
stesso. |
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Sintesi di scale mediante la configurazione di due tricordi, tetracordi, pentacordi | |
Una decima può essere concepita come divisa in due sezioni: una sezione inferiore ed una superiore. La decima 1-1 per esempio è divisa esattamente a metà dalla nota 5#; la sezione inferiore dunque abbraccia diverse note a condizione che siano tutte comprese tra 1 e 5#, la sezione superiore include invece varie note scelte tra tutte quelle comprese tra 5# e 1. A priori di questa suddivisione in due parti della decima, ambedue le sezioni possono prevedere da un minimo di due suoni (bicordi) ad un massimo di otto suoni (ottacordi); la normalità è però data da una sezione di tre note (tricordo), quattro note (tetracordo) o cinque note (pentacordo). Una digressione riguardante le scale diatoniche del sistema già esistente si rivela indispensabile. L’ottava standard do – do viene scansionata, secondo la scala maggiore, in due tetracordi separati da un tono ed ambedue aventi un semitono in ultima posizione: do - re - mi (*) fa sol - la - si (*) do Nel primo tetracordo – tetracordo inferiore - do-re-mi-fa il semitono (*) è tra le note mi-fa, in ultima posizione dopo i due toni consecutivi do-re e re-mi; analogamente nel secondo tetracordo – tetracordo superiore – sol-la-si-do il semitono è in ultima posizione tra le note si-do dopo i due toni consecutivi sol-la e la-si. L’ordine interno o regolarità della scala maggiore è data dalla ripetizione dello stesso modulo intervallare nei due tetracordi: tono, tono, semitono. Il tono di separazione tra il fa e il sol è l’intervallo disgiuntivo che separa il tetracordo inferiore dal superiore. L’ottava do-do viene divisa in due parti uguali dalla nota fa#; si noti che il fa ed il sol che delimitano i due tetracordi sono equidistanti dal fa# (un semitono sotto e sopra tale nota). Ogni tetracordo è racchiuso nell’ambito di cinque semitoni (una quarta perfetta): do-fa e sol-do. La collocazione del semitono in ultima posizione crea una forte attrazione reciproca nelle coppie di note mi-fa e si-do. Eseguendo la scala maggiore nella sua forma ascendente si percepisce nettamente la spinta verso le due note-cardine fa e do; il secondo tetracordo sol-la-si-do appare come un riflesso, una ripetizione più acuta, del primo tetracordo do-re-mi-fa. Le due note fa e do giocano qui un ruolo di grado conclusivo, hanno una funzione di compimento tra le sette note complessive della scala che si susseguono dalla più bassa alla più acuta. Non a caso dunque le scale nella tradizione occidentale sono concepite nel senso ascendente: esse tendono a collocare il semitono in ultima posizione nei tetracordi. Si considerino per contrapposizione le antiche scale greche concepite nel senso discendente: l’armonia dorica mi-re-do-si-la-sol-fa-mi considerata dai greci il modello perfetto di scala è composta dai due modi (i tetracordi della antica teoria musicale greca) mi-re-do-si e la-sol-fa-mi. Tali tetracordi hanno il semitono in ultima posizione nel senso discendente (do-si e fa-mi) in maniera del tutto parallela ai due tetracordi do-re-mi-fa e sol-la-si-do della scala maggiore nei quali il semitono è in ultima posizione – nel senso ascendente. Operando in Armodue con criteri analoghi, è possibile costruire due tetracordi con un gruppo di note comprese tra 1 e 5 ed un gruppo di note comprese tra 6 e 1 (le note 5 e 6 sono le più vicine alla nota mediana della decima 1-1: la nota 5#). Una delle formazioni possibili è: tre eka – due eka – due eka. Con questa formazione intervallare i due tetracordi sono: 1 – 2# - 3# - 5; 6 – 7# - 8# - (1) I due tetracordi sono disgiunti da un salto di due eka (tra 5 e 6). La scala risultante, di sette note, è dotata di un blando dinamismo (i quattro intervalli di due eka in essa presenti sono relativamente piccoli: due eka valgono 150 cents ovvero tre quarti di tono) ma tutto sommato risulta equilibrata e priva di forti spinte verso note determinate (i due intervalli piccoli – di due eka – essendo consecutivi si controbilanciano). Una diversa formazione dei tetracordi: tre eka – tre eka – un eka è invece dotata di forte propulsione: 1 – 2# - 4 - 5; 6 – 7# - 9 – (1) La spinta è naturalmente in direzione delle note 5 e 1 – nel senso ascendente – poiché vi è un solo eka tra le note 4-5 e 9-1. Si possono creare moltissime scale diverse generando vari tricordi, tetracordi, pentacordi in Armodue; l’unico vero limite qui sarà la fantasia del compositore. Si possono costruire scale con una sezione inferiore diversa dalla sezione superiore, per esempio composte da due tetracordi di diversa configurazione intervallare: 1 3 4 5 6 6# 7# (1) In una scala come questa il tetracordo superiore è speculare a quello inferiore; nel primo tetracordo infatti, 1 3 4 5, si ha la configurazione: quattro eka - due eka - un eka mentre nel secondo tetracordo 6 6# 7# 1 si ha l’inversione degli intervalli del primo: un eka – due eka – quattro eka. Una scala come la seguente invece è strutturata mediante l’unione di un pentacordo e di un tricordo: 1 2 3 4 5 6 8 (1) Risultano evidenti il pentacordo 1 2 3 4 5 ed il tricordo 6 8 1. Con esiti più complessi si possono delimitare sezioni o ambiti diversi dalla decima 1 – 1 e dalle mezze decime 1-5 e 6-1. Si suddivida l’ambito delle diciotto note - quindi maggiore della decima – comprese tra la nota 1 e la nota 1# della decima superiore nelle tre sezioni: 1 – 3#; 4 – 7; 7# - 1#. Ogni sezione può strutturarsi come un tricordo o un tetracordo, e le tre sezioni possono avere struttura uguale o diversa. Per dare un idea di una delle numerosissime scale risultanti possibili, ecco come si possono configurare tali tre sezioni secondo tre tricordi uguali del tipo: tre eka – due eka: 1 - 2# - 3#; 4 - 6 - 7; 7# - 9 - 1#. La tecnica di creazione di scale più semplice e più importante prevede tuttavia la preliminare divisione della decima in due parti uguali (due sezioni di otto note ciascuna), divisione di cui più sopra si è trattato. Dividendo la decima 1 – 1 in parti uguali, nelle due sezioni 1-5 e 6-1, si possono creare le scale seguenti: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 (tipo pentacordo: 2 eka – 2 eka – 2 eka – 1 eka) 1 2 3 3# 5 6 7 8 8# 1 (tipo pentacordo: 2 eka – 2 eka – 1 eka – 2 eka) 1 2 2# 3# 5 6 7 7# 8# 1 (tipo pentacordo: 2 eka – 1 eka – 2 eka – 2 eka) 1 1# 2# 3# 5 6 6# 7# 8# 1 (tipo pentacordo: 1 eka – 2 eka – 2 eka – 2 eka) Come si constata, l’intervallo più piccolo (un eka) passa ordinatamente dalla ultima alla prima posizione nei pentacordi procedendo da una scala all’altra. I pentacordi ottenuti possono essere congiunti o disgiunti; due pentacordi disgiunti non hanno note in comune, due pentacordi congiunti condividono una nota. Analogo discorso vale per i tricordi, tetracordi ecc. che possono anch’essi essere congiunti o disgiunti. Le ultime quattro scale riportate sono formate da due pentacordi disgiunti (l’intervallo disgiuntivo, di due eka, è sempre tra le note 5 e 6); quattro scale diverse si ottengono con gli stessi pentacordi ma congiunti (aventi in comune la nota 5): 1 2 3 4 5 - 5 6 7 8 8# (1) 1 2 3 3# 5 – 5 6 7 7# 8# (1) 1 2 2# 3# 5 – 5 6 6# 7# 8# (1) 1 1# 2# 3# 5 – 5 5# 6# 7# 8# (1) Utilizzando tetracordi disgiunti, le due sezioni di note 1-5 e 6-1 si configurano: 1 2# 3# 5 6 7# 8# 1 (tipo tetracordo: 3 eka – 2 eka – 2 eka) 1 2 3# 5 6 7 8# 1 (tipo tetracordo: 2 eka – 3 eka – 2 eka) 1 2 3 5 6 7 8 1 (tipo tetracordo: 2 eka – 2 eka – 3 eka) Le tre scale affini ma con tetracordi congiunti divengono nell’ordine: 1 2# 3# 5 5 6# 7# 8# 1 1 2 3# 5 5 6 7# 8# 1 1 2 3 5 5 6 7 8# 1 Gli esempi illustrati basteranno ad esplicitare le varie tecniche di creazione di scale secondo il criterio della formazione di tricordi, tetracordi ecc. congiunti o disgiunti. |
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Scale a formazione ciclica e algoritmica (ottenute sovrapponendo più volte uno stesso intervallo o due o più intervalli alternati) | |
E’ possibile creare una scala mediante un processo ciclico nel quale si trovano nuove note mediante la progressiva addizione di uno stesso intervallo a partire da una nota iniziale. Per rendere l’idea della tecnica, nel sistema dodecatonico la scala eptafonica diatonica corrispondente al modo maggiore è ottenuta con una progressione di quinte perfette (intervalli di sette semitoni= 7 sT); la scala modello di Do maggiore si ottiene addizionando in modo progressivo sei quinte perfette a iniziare dal fa e riordinando nell’ambito di un’ottava tutte le note trovate: fa (+7sT) do (+7sT) sol (+7sT) re (+7sT) la (+7sT) mi (+7sT) si (+7sT)= do re mi fa sol la si (do) Tale scala corrisponde alla successione dei tasti bianchi di una tastiera. In Armodue del tutto analogamente la scala enneafonica diatonica si ottiene addizionando in modo progressivo l’intervallo di 9 eka e riordinando le note così trovate in un’unica decima: 1 (+9eka) 6 (+9eka) 2 (+9eka) 7 (+9eka) 3 (+9eka) 8 (+9eka) 4 (+9eka) 9 = per riordinamento 1 2 3 4 5 6 7 8 9 (1) La scala riportata corrisponde nella tastiera Armodue ai nove tasti bianchi e viene denominata scala diatonica modello. Per estensione, qualunque scala – in Armodue – formata da note tutte di differente numerazione si definisce diatonica (così come nel sistema dodecatonico si definisce diatonica una scala formata da note tutte di diverso nome). Sono così classificate come diatoniche le seguenti scale, a titolo di esempio: 1 2 3# 4 5 6# 7# 8 9 (1) 4 5 6# 7# 8 9 1# (2) 6 8 9 1# 3# (5) Non sono invece diatoniche scale come le seguenti, nelle quali è presente due volte uno stesso numero con funzione di notazione: 1 1# 3 6 7 (1) poiché la nota "1" è presente due volte in 1 e 1#; 4 5 5# 6 7 8 8# 9 1 2 (3) poiché le note "5" e "8" compaiono due volte rispettivamente in 5 e 5# e 8 e 8#. La scala ottafonica equalizzata è ottenuta anche per addizione progressiva di 6 eka: 1 (+6 eka) 4 (+6 eka) 7# (+6eka) 2 (+6eka) 5# (+6 eka) 8# (+6 eka) 3 (+6 eka) 6# (+6 eka) 1 = per riordinamento 1 2 3 4 5# 6# 7# 8# 8 (1) Se invece di addizionare un unico intervallo si addizionano in modo alterno (algoritmo) due o più intervalli si ottengono scale ancora diverse. La scala seguente è ottenuta per addizioni alterne di 9 eka e 3 eka: 1 (+9) 6 (+3) 7# (+9) 3# (+3) 5# (+9) 1# (+3) 3 (+9) 8 (+3) 1 = per riordinamento 1 1# 3 3# 5# 6 7# 8 (1) Quest’ultima scala si rivela essere la scala simmetrica del tipo 1 eka – 3 eka, della quale si è già trattato precedentemente. Una scala di dieci note è ottenuta per aggiunte alterne di 8 eka, 1 eka e 2 eka (algoritmo = + 8 / +1 / +2): 1 (+8) 5# (+1) 6 (+2) 7 (+8) 2# (+1) 3 (+2) 4 (+8) 8# (+ 1) 9 (+2) 1# (+8) 6 = per riordinamento 1 1# 2# 3 4 5# 6 7 8# 9 (1). Il processo ciclico o algoritmico di generazione di una scala per aggiunte progressive di intervalli termina alla ripetizione di una nota. L’ultima
scala esposta, ottenuta con l’algoritmo +8 / +1 / +2, è generata da una
progressione di note che si conclude con la ripetizione della nota
"6". E’ possibile modificare l’algoritmo di una scala per
generare scale diverse. L’algoritmo dell’esempio di prima +8 / +1 / +2
potrebbe divenire per raccorciamento di un eka dei tre intervalli
l’algoritmo +7 / 0 / + 1 cioè semplicemente +7 / +1 e per ampliamento
di un eka degli intervalli dati +9 / + 2 / +3. Un algoritmo originale può
essere variato con qualsiasi operazione algebrica o combinatoria:
modificando gli intervalli che lo compongono mediante addizioni,
sottrazioni, moltiplicazioni, permutazioni ecc. Algoritmi diversi generano
solitamente scale diverse. |
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Scale ottenute mediante alterazione dei gradi della scala ottafonica equalizzata | |
La scala ottafonica equalizzata, formata da otto gradi equidistanti (tutti separati l’uno dall’altro di due eka) può costituire una scala matrice dalla quale derivare, mediante tecniche variazionali, nuove scale di otto suoni. In Armodue sono possibili solo due scale ottafoniche equalizzate: 1, 2, 3, 4, 5#, 6#, 7#, 8# 1#, 2#, 3#, 5, 6, 7, 8, 9 E’ sufficiente abbassare e/o innalzare di un eka uno o più gradi di tale scala equalizzata per ottenere nuove scale. Viene scelta come standard la scala: 1, 2, 3, 4, 5#,6#,7#,8# indicata dal modulo [0,0,0,0,0,0,0,0]. La serie di otto zeri sta a significare nessuna variazione degli otto gradi della scala di base. Abbassando di un eka il terzo grado della scala di base si ottiene la nuova scala: 1, 2, 2#, 4, 5#, 6#, 7#, 8# indicata dal modulo [0, 0, -1, 0, 0, 0, 0, 0] L’allocazione di "-1" al terzo posto nel modulo indica l’abbassamento di un eka subito dal terzo grado della scala di base. Alzando il secondo e quarto grado della scala di base ed abbassando il settimo grado si ottiene la scala: 1, 2#, 3, 5, 5#, 6#, 7, 8# indicata dal modulo [0, +1, 0, +1, 0, 0, -1, 0] L’allocazione di "+1" al secondo e quarto posto indica l’innalzamento di un eka applicato ai gradi stessi secondo e quarto; "-1" al settimo posto indica che il settimo grado è abbassato di un eka. Occorre evitare di applicare in modo consecutivo variazioni del tipo "+1" e "-1" tali da far coincidere con una stessa nota due gradi adiacenti. Ad esempio il modulo [0, +1, -1, 0, 0, 0, 0, 0] è impraticabile in quanto il secondo e terzo grado verrebbero a coincidere con una stessa nota – nel caso specifico 2# - con il risultato di una scala di sette note invece che otto. Per convenzione, il primo grado è invariabile perciò sempre espresso da "0"; tutti i rimanenti sette gradi invece possono essere abbassati ("-1") o innalzati ("+1"). Osservando il modulo si può dedurre in modo molto semplice la brillantezza di una scala. Una scala è tanto più brillante quanto più ampi sono gli intervalli formati da ogni grado con il primo grado della scala stessa. La massima brillantezza si ha con una prevalenza di "+1" e la brillantezza minima con una prevalenza di "-1". A titolo di esempio, seguono cinque moduli di scale ottafoniche ordinate secondo la brillantezza crescente: [0, -1, -1,
0, 0, -1, 0, -1] L’ultimo modulo corrisponde alla scala più brillante, il primo alla scala più cupa. Nei casi dubbi, ovvero dove non sia immediato stabilire quale di due o più scale confrontate è più brillante, occorre calcolare e sommare tutti gli intervalli – espressi in eka – formati dal primo grado con tutti gli altri gradi; la scala con una somma più alta è la più brillante. A parità di tale somma, tra due o più scale risulta con maggiore brillantezza quella dotata di intervalli più ampi tra il primo grado e gli altri gradi. Per esempio, dati i due moduli: [0, +1, 0, 0, 0, 0, 0, 0] e [0, 0, 0, 0, 0, 0, 0, +1] risulta relativo a una scala più brillante il secondo modulo, poiché è indicativo dell’intervallo 1 – 9 assente nella scala correlata al primo modulo. |
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Scale scelte in funzione della qualità degli intervalli | |
Gli intervalli in Armodue si distinguono per il loro grado di fusione-consonanza e di tensione-dissonanza. I sedici tipi di intervalli di Armodue (gli intervalli da uno a sedici eka) sono ricercati nella serie delle armoniche; precisamente le armoniche di numerazione da uno a sedici, in modo coerente con il sistema esadecafonico (nel sistema a dodici note, parallelamente, si considerano le armoniche da uno a dodici). Vengono considerati equivalenti, in Armodue e nella serie delle armoniche, gli intervalli caratterizzati dallo stesso numero di cents – quindi con la stessa ampiezza – con un margine di approssimazione tollerato di +/- 37 cents. Quanto più un rapporto intervallare (rapporto tra due armoniche) è vicino alla base acustica o prima armonica (1^) tanto più elevata è la sua fusione, forza armonica e consonanza; viceversa quanto più un rapporto intervallare è complesso e lontano dalla base acustica, tanto più alta è la sua tensione e dissonanza e tanto più è armonicamente debole. Viene qui illustrato il prospetto dei sedici tipi di intervalli di Armodue ordinati per tensione crescente (dal più consonante al più dissonante) in funzione dei rapporti ottenibili con le prime sedici armoniche: INTERVALLO AMPIEZZA RAPPORTO AMPIEZZA differenza n° di eka intervalli esadecafonici armoniche n° intervalli naturali (in cents) Intervalli molto forti (ad alta fusione armonica) 16 eka 1200
cents 2^ : 1^ 1200 cents 0 Intervalli mediamente forti (a media fusione armonica) 8 eka 600
cents 7^ : 5^ 582,5 cents -17,5 Intervalli mediamente deboli (a media tensione armonica) 15 eka 1125
cents 15^ : 8^ 1088,3 cents -36,7 Intervalli molto deboli (ad alta tensione armonica) 4 eka 300
cents 13^ : 11^ 289,2 cents -10,8 Si osservi che considerando come note inferiori degli intervalli le sole prime otto armoniche si riscontrano otto tipi di intervalli di Armodue - gli otto intervalli forti - mentre i rimanenti otto intervalli hanno rapporti intervallari ottenuti con armoniche di numerazione più alta (fino alla sedicesima armonica) – gli otto intervalli deboli. Queste due categorie di intervalli poi si suddividono ulteriormente ciascuno in due sotto-categorie: in tal modo si hanno quattro categorie di fusione/tensione degli intervalli di Armodue (ad alta fusione, a fusione media, a media tensione e a massima tensione). Gli intervalli di quindici eka e un eka, i più complessi in assoluto, non hanno equivalenti nelle prime sedici armoniche e vanno indubbiamente classificati come i più deboli di Armodue (quello di un eka è più dissonante di quello di quindici eka a causa della prossimità delle frequenze di due note distanti un eka). E’ inoltre importante tenere presente che due intervalli complementari (l’uno il rivolto dell’altro) hanno sostanzialmente la stessa sonorità: 1 eka – 15
eka Va poi rilevato un dato non trascurabile: eccettuato il caso dell’intervallo di un eka e del suo rivolto (quindici eka), le armoniche da uno a sedici formano rapporti intervallari prossimi agli intervalli di Armodue con un margine di approssimazione che non supera i 37 cents. Per contro, le armoniche da uno a dodici formano rapporti intervallari che risultano equiparabili agli intervalli del sistema temperato (a dodici note) soltanto se si accetta un margine di approssimazione superiore a 37 cents (tale margine è di 51 cents). I criteri per generare scale ed accordi in funzione delle categorie di tensione sono gli stessi criteri adottati nel sistema dodecatonico. |
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Scale date dalla somma di due o più accordi | |
Una scala può risultare sommando le note che compongono due o più accordi, o sommando le note che si possono estrapolare dalla trasposizione o da più trasposizioni di uno stesso accordo. |
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Scale discendenti dal "ciclo delle ottave" | |
Vedi: Fondamenti teorici | |